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La conversione non si limita al pensiero ma tocca il nostro essere

Sta per iniziare un nuovo tempo liturgico durante cui siamo chiamati a convertirci al Signore proprio in questo senso molto concreto. Papa Francesco ha preso spunto da una parabola raccontata nel vangelo della misericordia, quella di Lazzaro, (Lc 16,19-31) per formulare il suo messaggio in vista della quaresima di quest’anno. Una parabola in cui Gesù prospetta ai discepoli tutta la serietà con cui occorre assumersi, personalmente, le responsabilità e le radicali esigenze del Regno. Nel racconto evangelico, l’uomo di ogni tempo viene posto davanti al cosiddetto “ricco epulone” e allo scenario disastroso delle scelte negative da lui fatte durante la vita. E non gli vengono evitate le tristi conseguenze della sua incapacità di vedere Lazzaro, di accorgersi delle sue necessità, di condividere con lui le proprie risorse.

“L’altro è un dono” e “il peccato ci acceca”:

Francesco sintetizza così l’insegnamento di Gesù. Sono parole che esprimono bene il significato che anche noi dobbiamo dare alla nostra Quaresima: un nuovo tempo durante cui siamo chiamati a prendere visione della nostra vita esaminandola alla luce del Vangelo e smascherandone i vuoti e le ombre che ci allontanano da Dio. Convertirsi significa operare un mutamento nel modo di pensare e di intendere la nostra relazione con Dio riprogettando la nostra stessa esistenza non più in vista di noi stessi ma in riferimento a Dio. Convertirsi vuol dire anche cambiare il nostro comportamento, trasformare le nostre azioni, ri-.orientare, come lascia intendere il Papa, il nostro cammino, rivolgere nuovamente lo sguardo verso Dio dopo avergli voltato le spalle col nostro peccato e riconoscerlo, e accoglierlo soprattutto, nell’altro che ci chiede aiuto, in chi ci viene incontro con la sua presenza ferita: convertirsi significa compiere anche un radicale capovolgimento nel nostro modo di vivere.

Ma la conversione non si limita alla nostra rinnovata maniera di pensare e di agire: essa tocca anche e soprattutto il nostro essere.

E, in questo senso, non dipende soltanto dal nostro impegno ma da Dio. Con la “Parola” di cui ci fa “dono”, come scrive Francesco, il Signore interpella la nostra coscienza: è Lui che ci fa sperimentare la nostalgia della casa paterna, è ancora Lui che per primo si mette in cammino verso di noi, ci corre incontro e viene a stringerci a Sé. Lontani da Lui anche noi siamo smarriti, anche noi sentiamo il desiderio di ritrovare la nostra identità di figli, di ritornare nella casa del Padre. Ma possiamo cercare e trovare la via del ritorno solo perché è il Padre che si mette a cercarci e finalmente ci incontra. Il nostro esserci perduti si trasforma, così, nell’essere ritrovati da Lui. E la nostra Quaresima può diventare, spiega papa Francesco nel suo messaggio, un “nuovo inizio”.